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Lettera alle Tv

Siccome credevamo che molte emittenti televisive si preoccupassero dei problemi della gente...fattispecie sicurezza sulle strade..

Allo stesso tempo abbiamo anche pensato potesse interessare  IL COME sia avvisata la famiglia di una  vittima delle strade, IL COME si comporti un ospedale in caso di decessi in giornate FESTIVE! E IL PERCHE’ di tutta questa ATROCE REALTA’

Siccome la nostra MAIL è stata “intasata” dalle risposte... abbiamo anche pensato farvela leggere sicuri per altro del vostro SINCERO, quanto meno  REALE interesse!!

Mi chiamo Piero Lenci,

sono di Napoli, ho 51 anni, sono sposato da 30 anni ed ho quattro figli maschi che insieme ad una donna meravigliosa come mamma e come moglie formano la mia famiglia. Tra sacrifici gioie e dolori la mia famiglia ha sempre mantenuto la propria dignità di gente onesta e tranquilla.

Le scrivo perché so che da sempre Lei si è battuto per i principi di ogni individuo, chiamando le cose con il proprio nome senza essere servo di nessuno e senza accettare compromessi verso le istituzioni o altro. Per l’enorme stima che nutro nei suoi confronti le racconto la mia storia che parla di dignità, un principio del quale io mia moglie e i miei figli ne abbiamo fatto una regola di vita.

Il giorno 8 aprile 2006, mio figlio Mario (il 2° genito), mentre si recava al lavoro con il suo scooter, perdeva la vita in un incidente stradale morendo sul colpo. Sono stato informato dalla Polizia Stradale della morte di mio figlio TELEFONICAMENTE. Tenga presente che io abito a Fuorigrotta (quartiere napoletano) e che l’incidente è avvenuto a Caserta; e tenga presente che il portafogli con i documenti di mio figlio non è stato mai ritrovato e che quindi non vi era alcun documento con foto che identificasse il conducente con mio figlio. Vi erano solo i documenti dello scooter che ovviamente sono sprovvisti di foto…Mio figlio avrebbe potuto prestare il suo scooter ad un amico!

Nella telefonata della stradale venivo invitato ALLA CASERMA E NON ALL’OSPEDALE.

Durante il tragitto non dovevo far capire niente a mia moglie, arrivare a Caserta nel mio stato d’animo e rispondere vagamente alle ovvie domande di mia moglie: “Perché dobbiamo  andare alla caserma e non all’ospedale se Mario ha avuto un incidente?”

Dopo aver sfidato la sorte per arrivare a Caserta con la nostra auto, e nelle nostre condizioni rischiando di provocare altri incidenti, riusciamo a trovare la caserma.

Giunti alla caserma io entro dentro e mia moglie resta fuori chiedendomi di fare presto e di farmi dire dove fosse ricoverato nostro figlio …mia moglie era ancora ignara del decesso!

In caserma dopo poche frasi di circostanza dei poliziotti (che mi fanno subito pensare che i signori sono abituati agli incidenti stradali tanto da non dare più il giusto peso alla vita umana) mi viene consegnato un sacchetto di plastica con gli effetti personali di mio figlio. Firmato un modulo, mi viene chiesto se volevo vedere mio figlio e mi viene detto che potevo trovarlo alla Medicina Legale dell’ospedale di Caserta e che avrei dovuto sbrigarmi perché era sabato e l’indomani la domenica sarebbe stata la domenica delle Palme per cui la chiusura sarebbe stata alle ore 14,00. Fortunatamente un amico di mio figlio, che era con noi, conosceva la strada per l’ospedale. I poliziotti, invece, non ci possono accompagnare ….Avranno altro da fare , in fondo ne succedono tanti di incidenti ogni giorno, in fondo è morto solo un giovane di 27 anni!

Dunque, mi restava il compito più ingrato: dire ad una mamma che non ha più un figlio!

Uscito dalla caserma, lo faccio per strada abbracciandola forte senza un minimo di conforto.

Subito, corriamo all’ospedale < Medicina Legale> di Caserta e DOBBIAMO FARE PRESTO, CI FANNO UN PIACERE A FARCELO VEDERE !

Arrivati ci furono i 2 minuti che io e mia moglie non dimenticheremo mai:

nostro figlio, una parte di noi, disteso su un letto di ferro ….sensazioni che ancora oggi non riesco a spiegare!

Ma non abbiamo tempo, dobbiamo uscire …si deve chiudere!

Mio figlio non è più mio, la salma è a disposizione di altre persone che non ci sono e neanche lo conoscono!

La porta si chiude e noi fuori per 2 giorni ad aspettare non so chi.

Prendiamo coscienza di ciò che è accaduto …non ne abbiamo avuto il tempo prima è successo tutto così in fretta!            

Ci chiediamo: “Adesso arriverà qualcuno che ci dirà cosa fare, dove aspettare…un minimo di supporto psicologico!? Non si perde un figlio tutti i giorni!!!! “

La nostra tragedia si consuma nell’attesa, ma FUORI QUELLA PORTA, a parte gli amici, NON SI VEDE NESSUNO neanche per dirci di andare via.

È tutto irreale, siamo in un ospedale eppure quel reparto è isolato, non ci passa nessuno …tanto ci sono solo persone sfortunate come mio figlio che non possono protestare ….e poi è sabato e l’indomani è domenica …chi se ne frega se un gruppo di persone non può vegliare il proprio congiunto?Figurarsi se un magistrato o un medico legale rovinano i loro programmi per una cosa del genere!

Poi qualcuno ci dice: Ma questa è la prassi! c’è un regolamento e va rispettato! 

A chi importa se si calpesta la dignità di una famiglia?

Vi  chiedo scusa per il mio sfogo…

Ma credo che in giro si fa solo un bel parlare di solidarietà, poi, sulla propria pelle si riscontra che la vita umana non viene proprio considerata…

e le chiedo:

·    i morti hanno meno diritti dei vivi?

·    Il medico legale non dovrebbe essere di turno come un qualunque altro medico di pronto soccorso? O lavora solo in certi orari?

·    Il magistrato in tali casi perché non è reperibile?

·    Non è previsto alcun supporto psicologico o un minimo di accoglienza per le famiglie che subiscono tali disgrazie?

·    Il comportamento della Polizia Stradale è giusto? È davvero questa la prassi?

So per certo che di situazioni come quelle di mio figlio Mario ce ne sono a centinaia, ma io non ce la faccio a star zitto!

Non posso pensare che ogni giorno (nel 2007) si gestiscono gli incidenti stradali in questo modo! Non ce la faccio a pensare che altre persone sfortunate come la mia famiglia possano essere trattate in questo modo!

Per la stima che nutro verso  questa trasmissione vi prego di dare voce a questa mia lettera che ho deciso di scriverle perché mi sono reso conto che in altre situazioni tragiche quando l’evento viene pubblicizzato c’è la gara della solidarietà dei volti noti. … Non vorrei che la TV fosse solo una bella vetrina per mettersi in mostra, vorrei solo che famiglie sfortunate come la mia fossero trattate con la giusta dignità e non abbandonate al loro dolore. 

Vi  ringrazio e confido in voi per quelle piccole risposte che forse serviranno ad alleviare il mio dolore, ma non a dimenticare!

La saluto sicuro di un vostro intervento e vi stringo la mano

per quello che  fate,

per quello che fate ogni giorno

e per quanto ancora farete! 

 

 

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